Il popolo con le valigie di cartone, cosi’ erano chiamati gli Italiani che dalle regioni povere del Sud, del Centro, del Nord, dalle alture di Genova, dal Basso Piemonte, andavano in citta’ a lavorare in fabbrica.
Alla fine della guerra gli occupati in agricoltura erano piu’ del 50% della popolazione attiva, ora sono il 6% circa.
I contadini erano poveri, pero’ non si volevano schiodare dal loro pezzettino di terra.
Senza mano d’opera l’industria non poteva decollare e cosi’ si presero i contadini per “fame”: i raccolti marcivano nei campi per mancanza di compratori, niente acqua corrente in casa, ne’ elettricita’ [l’elettrificazione delle campagne e’ avvenuta dopo la nazionalizzazione (ENEL)].
Ora la storia si ripete per il ceto medio.
Siamo nell’era post-industriale e i computer, collegati alle macchine della catena di montaggio, hanno sostituito gli operai e i tecnici (laureati o diplomati).
Gli occupati nell’industria sono scei dal 55% al 35% circa.
A questi non rimane che occuparsi nei call-center.
Sorte analoga tocca ai liberi professionisti, che sono troppi: i diplomati e laureati (ingegneri, periti) vengono riciclati in lavori parassitari per la verifica dei fumi, degli impianti elettrici, per la certificazione in base alla legge 626, per la revisione biennale delle auto, per sanzionare i divieti di sosta o il superamento del limite dei 50km/ora, protezione civile, "volontariato", ONLUS (la Societa' delle Opere che associa 30mila ONLUS, ha fatto la fortuna di Formigoni) ecc.
2000snlp