Tesi di “Indipendenza” sul lavoro
(V^ assemblea, Roma, 16 settembre 2017)
1. Da più parti si sente dire con insistenza che la tecnologia eliminerebbe progressivamente il lavoro in svariati ambiti. Sarebbe quindi necessario adottare strumenti quali il reddito di cittadinanza.
Siamo in disaccordo sia con la diagnosi che con la soluzione proposta.
2. Per quanto concerne la diagnosi:
- La tecnologia può rendere superati determinati lavori ma ne crea di nuovi. Basti pensare a quanti posti di lavoro sarebbero necessari per mettere in sicurezza il territorio e le abitazioni di questo paese, nonché per rendere queste ultime più efficienti dal punto di vista del risparmio energetico. Il tutto proprio grazie ai progressi in ambito tecnologico, di un certo tipo di tecnologia.
- Inoltre la ricerca scientifica e le connesse applicazioni tecnologiche sono oggi determinate dalle dinamiche di mercato, senza che lo Stato possa esercitare un ruolo regolativo e di indirizzo anche in questo campo. Occorre pertanto agire anche su questo aspetto.
- Soprattutto c'è un elenco lunghissimo di esigenze sociali e di correlati servizi che la tecnologia non può soddisfare.
3. Per quanto concerne la soluzione:
- Ovunque è adottato, il reddito di cittadinanza (rdc) si dimostra funzionale alle logiche del neoliberismo, quali la precarietà assoluta dal punto di vista lavorativo, i processi di privatizzazione (rdc come sostituto dello stato sociale) in ambiti cruciali dal punto di vista sociale come sanità, scuola, previdenza, assistenza sociale, ecc.
- Anche nelle versioni (teoriche) più progressiste (quelle in cui si dà il reddito più cospicuo e a tutti) il reddito di cittadinanza si rivela inattuabile, dal momento che risulterebbe in contrasto con gli obblighi di bilancio imposti dai vincoli UE. Ad ogni modo, pure in tali versioni, risulterebbe comunque non positivo –per via degli effetti perversi che deriverebbero da un sistema che mette al centro la garanzia di un reddito anziché la garanzia di un lavoro– in termini di progresso sociale e dignità personale ed è oltretutto in contraddizione con l’art. 4 della Costituzione.
- Nel quadro dell’unione monetaria, qualsiasi politica di espansione della domanda aggregata, tanto più per un Paese –in questo quadro– periferico come l'Italia, fa aumentare le importazioni, relativamente più convenienti rispetto a molti prodotti nazionali e questo non porta a un riequilibrio import-export, dal momento che la moneta non può essere svalutata. L’aumento delle importazioni dall’estero va chiaramente a discapito della produzione locale con tutto ciò che ne consegue anche in termini di occupazione.
- Sul profilo della trasformazione tecnologica dovranno essere previsti canali di formazione e riqualificazione permanente per i lavoratori espulsi dalle filiere obsolete.
4. Occorre pertanto puntare non sul diritto al reddito, ma sul diritto al lavoro. A un lavoro degno. A tale scopo è necessario che lo Stato si riappropri delle sue prerogative nell’ambito delle politiche economiche e sociali, il che è incompatibile con l’appartenenza all’UE.
5. Tra le misure da adottare:
- Riduzione dell’orario di lavoro, sia generalizzato che
generazionale. È dimostrato da diversi studi che la produttività del lavoratore anziano diminuisce all'aumentare delle ore lavorate più di quanto diminuisca nei soggetti nei primi anni di vita lavorativa.
- Ripristino della contrattazione nazionale.
- Salario minimo universale in assoluto e orario in grado di garantire dignità a tutti i lavoratori.
- Abolizione di tutte le leggi che hanno precarizzato il lavoro, dalla legge Treu al “Jobs Act”. Ripristino dello Statuto dei Lavoratori nella versione originaria. Reintroduzione del contratto a tempo indeterminato come tipologia generalizzata di contratto
- Abolizione delle agenzie interinali e delle forme di contratto più penalizzanti per i lavoratori. Pensabile incentivare per alcune categorie un
part time d'ingresso e di uscita.
- Creazione di un sistema pubblico di collocamento senza scopo di lucro e gratuito per le società che abbiano bisogno di manodopera.
- Assunzioni nel comparto pubblico, in tutti quei settori colpiti in questi anni da tagli indiscriminati e dannosi (sanità, scuola, amministrazione ed enti locali, trasporti, amministrazione della giustizia, ecc.).
- Ripubblicizzazione delle industrie strategiche e conseguenti piani di assunzioni nelle stesse. Disincentivi alle delocalizzazioni.
- Rilancio occupazionale da perseguire mediante: agricoltura; rimboschimento; pulizia del letto dei fiumi; bonifica dei territori dai rifiuti industriali, ecc.; edilizia antisismica; ristrutturazione città senza nuovo consumo di suolo; rafforzamento, rifacimento e manutenzione delle reti idriche e di comunicazione stradale (dentro e fuori le città) ferroviaria e marittima; interventi finalizzati al perseguimento di un piano energetico per l'indipendenza nazionale alternativo all'utilizzo dei combustibili fossili; smantellamento fabbriche abbandonate non recuperabili; mappatura delle necessità locali; attivazione di filiera corta; cambio radicale del ciclo dei rifiuti per arrivare il più possibile ad eliminare alla radice il problema; estesa rete di servizi sociali; eccetera.
- Meccanismi di incentivi e disincentivi fiscali e barriere all'ingresso in modo da favorire i beni prodotti in Italia (anche da aziende estere) e di sfavorire quelli prodotti altrove (anche da aziende italiane). Le importazioni dovrebbero riguardare, se non esclusivamente almeno principalmente, le materie prime e i beni di cui il paese è totalmente o parzialmente sprovvisto.
- Abolizione Commissione di Garanzia sugli Scioperi nei Servizi Pubblici Essenziali (CGSSE) e delle altre autorità indipendenti, portato dell’ordinamento comunitario; piena garanzia del diritto di sciopero fintanto che non ha finalità eversive dell'ordine democratico.
- Radicale revisione dei meccanismi previdenziali, con superamento del sistema contributivo e generale riduzione dell’età pensionabile.
- Adozione di una legge quadro e misure di fattivo e concreto supporto alle cooperative di lavoratori, imprese recuperate, esperienze di autogestione produttiva con particolare riferimento alle imprese in crisi, fallite o sottoposte a misure concorsuali.
- Programmi di reinserimento lavorativo dei detenuti con attività di professionalizzazione anche finalizzate al pubblico interesse nella prospettiva di limitare le recidive.
- Linee di credito pubblico e programmi pubblici di assicurazione, assistenza legale e professionale per le realtà sottoposte a sequestro o confisca o in amministrazione straordinaria/giudiziale con meccanismi di controllo da parte delle maestranze.
- Effettivi meccanismi di tutela per le lavoratrici madri in particolare con riferimento alla concessione di orari ridotti, flessibilità d’orario e concessione di permessi.
- Incentivazione del telelavoro negli ambiti dove sia materialmente possibile.
- Indicizzazione dei salari all’inflazione per tutti i lavoratori dipendenti.
- Sostegno e incentivo alle pratiche di autogestione, di cooperazione e mutualistiche in generale.
- Elaborazione di un piano nazionale pubblico di edilizia popolare per le fasce meno abbienti, mediante la riconfigurazione o ristrutturazione di edifici già esistenti.
- Istituzione di un servizio pubblico e gratuito di cura e assistenza per anziani, invalidi, malati terminali, persone affette da patologie rare o incurabili, e conseguente assunzione di personale idoneo. Avvio di un programma nazionale per il contrasto del disagio sia fisico che psichico finalizzato alla lotta contro la marginalità mediante un’assistenza di prossimità.
- Ampliamento del Servizio Sanitario Nazionale con l’inserimento di nuove prestazioni oggi escluse (es.: cure dentistiche).
- Creazione e ampliamento di poli universitari nelle zone che ne sono sprovviste o carenti.
Indipendenza