La scissione di pezzi di vertice dal Partito Democratico (quella ben diversa in termini di voti è in atto già da tempo....) non si è ancora consumata e già è partita la pantomima.
Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, candidato alla segreteria in alternativa a Renzi, presenta oggi, in un teatro a Roma, il suo libro “Rivoluzione socialista”, indicando nel “socialismo” «non uno slogan, non un'etichetta, ma una visione che non accetta il mondo così com'è e che prova a cambiarlo. Significa immaginare risposte, politiche concrete per riattivare investimenti, creare lavoro, avere gli strumenti per rispondere alle emergenze che dobbiamo affrontare: la povertà, l’immigrazione, il dissesto idrogeologico, il bisogno di sicurezza, di protezione, di salute, di istruzione».
Stupefacente che sinora il “socialismo” lo stesse cercando nel Partito Democratico!
Come se non bastasse, l'iniziativa di Rossi è diventata un riferimento per tutti coloro che non si riconoscono più nelle politiche di Renzi, dal governatore pugliese Michele Emiliano al deputato Roberto Speranza ad altri che vi hanno già aderito ufficialmente. Tutti alla riscoperta del “socialismo”?
Chi si richiama al socialismo nei Paesi del continente europeo deve essere interrogato, per cominciare, su alcuni specifici aspetti nodali: 1. se è per la sovranità nazionale a tutto campo; 2. se è per la fuoriuscita dalla UE e dall'euro; 3. se pone lo sganciamento dalla sudditanza atlantica della NATO; 4. quale tipo di società prefigura a partire dalle questioni primarie (lavoro, casa, sanità, scuola, pensioni, modi di produzione, ecc.).
Per distinguere la sostanza dalla fuffa opportunistica, insomma.