Sul federalismo europeo e sul "rapporto Verhofstadt" Indipendenza ha tenuto diverse iniziative (pubbliche e informali) e ne ha trattato, in diversi paesi/città italiane, in incontri a tema più generale, geopolitici in primis ma non solo. Sulla rivista cartacea sono già usciti articoli al riguardo ed altro uscirà su aspetti davvero molto poco conosciuti, ma importantissimi per cogliere quanto più chiaramente possibile il quadro d'insieme, che necessita della comprensione di angolazioni, aspetti e 'sfere' (in primis quella geopolitica) che su detto quadro intervengono.
Sul "rapporto Verhofstadt", curiosamente, poco se non nulla si sa negli ambienti cosiddetti sovranisti. Tant'è che le critiche alla UE e alle sue dinamiche di funzionamento attengono 'alla fase' pluriennale che sta caratterizzando questo progetto di matrice statunitense, senza però che si sia attrezzati (nemmeno sul piano della conoscenza, tarando così informazione e comunicazione) allo scenario prossimo venturo sul quale gli unionisti (atlantici) stanno lavorando e su cui incombono comunque delle incognite, principalmente quella, diciamo così, dell'anomalia-Trump e del ruolo che intende svolgere la Germania. La Clinton alla presidenza degli Stati Uniti sarebbe stata molto più funzionale alle direttrici 'storiche' di detto processo e di cui il "rapporto Verhofstadt" è emanazione, ferma restando l'incognita, definiamola così, tedesca.
I Trattati di volta in volta sfornati non sono stati "errori tecnici", incluso quello da cui deriva la moneta unica, essa stessa da certi sovranisti ancora definita un "errore tecnico", ma sono state scelte precise necessariamente 'a tempo' che hanno determinato gli effetti prevedibilissimi per cui sono stati pensati e che si sono poi manifestati. La loro 'logica' è inscritta nel fine evidente che si proponevano, cioè mettere in moto una 'strategia delle crisi', una 'razionalità strategica delle crisi' per smantellare le sovranità nazionali e allo stesso tempo, a fronte delle 'emergenze' di crisi, facilitare l'accettazione passiva da parte delle popolazioni delle misure 'di rimedio' (cessioni progressive di sovranità, privatizzazioni e austeritarie), che ulteriori aggravamenti dovevano servire a determinare. Per inciso: l'affermazione di Monti (2011) sulla crisi greca come "il più grande successo dell'euro" è l'esplicitazione sfacciata di un qualcosa di inconfessabile apertamente da parte delle oligarchie (geo)politiche, finanziarie, massmediatiche, accademiche, ecc. unioniste ed euro-atlantiche.
Come Indipendenza sostiene e scrive da moltissimi anni, questo processo non sarebbe potuto e non potrà durare a lungo, pena esplosioni sociali sempre più virulente e l'emergere di formazioni (potenzialmente di governo) anti UE a qualsiasi declinazione, con il rischio maggiore per quelle connotate 'a sinistra', perché potenzialmente più 'eversive' non solo dell'ordine atlantico ma anche del tessuto capitalistico liberistico che i 'sovranismi' di destra non mirano ad intaccare, come è riscontrabile dai loro programmi economici. Le caratterizzazioni e le implicazioni, insomma, investono e risentono di dinamiche che hanno a che fare anche con altre sfere. Riguardo il sistema di dominio UE-euro, la sfera finanziaria-economica soggiace, infatti, a quella prevalente geopolitica che l'ha ispirata.
Il "rapporto Verhofstadt", che da settembre, ha avuto una sua dinamica di avanzamento, a detta di alte personalità unioniste porterà ad una dichiarazione "di svolta", di "rifondazione radicale dell'Unione Europea", che si preannuncia a Roma, per il 25 marzo prossimo, nel sessantennale dei Trattati di Roma. Nel rapporto si sostiene, tra l'altro, che la cessione di sovranità soprattutto in materia di governance economica deve necessariamente accompagnarsi ad un rafforzamento della legittimità democratica delle istituzioni europee e alla creazione di meccanismi politici che garantiscano la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali.
Un'impostazione del genere è destinata ad alimentare illusioni tra le popolazioni e, tra le forze politiche e di governo e aspiranti qua e là al governo, a ribadire posizionamenti e anche riposizionamenti. Non escludiamo che questo si possa accompagnare anche a misure sociali funzionali ad alleviare lo strato di prostrazione di large fasce delle popolazioni del continente Europa, proprio per facilitare l'accettazione della 'nuova fase' che sarà fatta vivere come una liberazione dagli incubi austeritari. Non è questa la sede per illustrare perché, dal nostro (di Indipendenza) punto di vista, si tratta lo stesso di fuffa.
Su tutto questo però, ripetiamo, aleggiano alcune incognite, principalmente la nuova amministrazione statunitense e il posizionamento della Germania.
Ah, per la cronaca, Verhofstadt è la stessa persona protagonista del mancato 'matrimonio' M5S-Alde al parlamento europeo. Curioso.
http://www.mfe.it/site/index.php/l-unita-europea-on-line/3463-il-rapporto-verhofstadt-scheda-illustrativa