Il postato su Matteo Salvini (Lega) che ieri, a Diretta su La7 (https://www.youtube.com/watch?v=i2ZFD7D7xro), rispondendo ad Abete, ex presidente di Confindustria, ha ammesso che la Lega "alza la voce" su euro e UE non per uscire dall'Unione Europea ma per migliorarla, sta continuando a raccogliere interventi e condivisioni che a loro volta raccolgono altri interventi e condivisioni.
Di là dalla distanza e disistima politica che nutriamo per la Lega, l'uscita di Salvini ha confermato i nostri convincimenti di merito circa il 'senso' (l'opportunismo politico...) della recente virata No UE No euro della Lega.
Ora, diversi interventi che leggiamo reiterano distingui circa l'uscita dall'euro ma non dalla UE. Al riguardo, estrapolando passaggi, riadatto la risposta di un membro di Indipendenza, Alberto Leoncini, che in poche righe focalizza bene l'inconsistenza di questo distinguo.
L'uscita dall'euro non inciderebbe sugli effetti esiziali delle ‘libertà’ dello spazio comunitario (particolarmente quelle del movimento di merci, servizi e capitali) e manterrebbe inalterato l'impedimento strutturale, sancito esplicitamente e de facto nei Trattati, di attuare politiche pubbliche di pianificazione industriale e produttiva che prescindano dalle logiche di mercato. Lo stesso disegno costituzionale italiano è stato aggirato ed eluso proprio attraverso la primazia del diritto comunitario. Un’altra società è impossibile nel quadro del diritto comunitario. L'uscita dall'euro salverebbe l’impianto liberista e mercatista dell’UE che ha sempre avuto tali connotati, ben prima dell’adozione dell’euro. Lo sganciamento dall'euro ha quindi senso solo se si rimette in discussione il complessivo assetto dei Trattati.