Intervento di “Indipendenza”, per i pochi minuti a disposizione, all’Assemblea meet up Lazio - Roma 5 stelle, su Europa, trattati, BCE, parlamento europeo, reddito minimo, eccetera.
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Un saluto a tutti i presenti.
Anzitutto due parole su di noi.
Indipendenza è nata nel 1986 sulla base della valorizzazione (meglio: riabilitazione) del concetto di indipendenza nazionale, quale presupposto fondamentale e imprescindibile per una autentica trasformazione sociale.
Senza sovranità e indipendenza, senza mettere in discussione lo status di sudditanza del nostro Paese, come sarà possibile costruire una società ‘altra’ rispetto ai rapporti economici, sociali e culturali vigenti? Come liberarsi dal dominio geo-politico statunitense esercitato tramite l’Unione Europea, la BCE e il Fondo Monetario Internazionale? Come scrollarsi di dosso i ceti sub-dominanti di casa nostra che di quei poteri sono interessata referenza? Come attrezzarsi a fronte di quel Mercato Unico Transatlantico USA-UE i cui negoziati, in corso e secretati, Washington vuole chiudere a fine 2015 e che prefigurano sul continente europeo uno scenario peggiore dell’attuale?
Il dominio geo-politico si sta dispiegando anche attraverso il meccanismo del debito, un debito trasformato da pubblico ad estero, il quale –con la liberalizzazione dei movimenti dei capitali e lo smantellamento di ogni sistema di protezione finanziaria imposti dai Trattati Europei– è saldamente in mano a soggetti privati esteri, in primis banche d’affari prevalentemente statunitensi. In questo modo i vari sistemi di stato sociale diventano “de facto” insostenibili, determinando una sequenza inarrestabile di tagli e privatizzazioni. La dipendenza determina così la marcescenza della società, la perdita del controllo sul proprio spazio politico, lo smantellamento degli assi e beni strategici propri di uno Stato, quindi lo scivolamento progressivo ad una condizione sempre più coloniale.
La conquista della sovranità deve pertanto essere considerata come la madre di tutte le battaglie, di tutte le lotte. Non si tratta solo di sovranità monetaria, di riconquistarla. Si tratta di recedere dai Trattati europei che vincolano le politiche di bilancio ed economiche. Dobbiamo riprenderci la piena sovranità economica, monetaria, doganale e produttiva. Ma questa presuppone una sovranità politica, un'indipendenza dai vincoli euroatlantici ed un riorientamento radicale della politica estera.
La conquista della sovranità formale –o anche della sola sovranità monetaria– è dunque un obiettivo necessario ma in sé non sufficiente, qualora non costituisca la base, la premessa, per il conseguimento di una effettiva indipendenza di ogni paese sul piano politico, economico, culturale e geo-strategico.
Sovranità economica e indipendenza politica da poteri esterni sono a loro volta le facce di una stessa medaglia su cui devono essere impressi e riempiti di contenuti due concetti: democrazia (sostanziale) e liberazione (sociale), basi indispensabili su cui costruire una reale alternativa di società.
Una società in cui l’attività economica sia posta al servizio del bene comune, non delle direttive dei cosiddetti mercati o degli interessi delle oligarchie imprenditorial/finanziarie, interne o estere che siano.
Una società improntata al perseguimento concreto di ideali di giustizia, uguaglianza ed emancipazione sociale, che sappia vedere e contrastare i germi dello sfruttamento, del razzismo e della persecuzione dell’altro ovunque si manifestino.
Una società autenticamente democratica, pluralista, non più in balìa del paradigma culturale oggi dominante, il quale –mercificando e banalizzando ogni aspetto della vita umana– sottopone ad attacchi sistematici la dignità della persona. Il tutto con la finalità –nemmeno troppo nascosta– di poter disporre di una massa di individui deboli, sradicati, de-culturati e manipolabili, ridotti al rango di semplici consumatori.
Una società che assuma come indispensabile la difesa del territorio e della natura dal carattere distruttivo dell’attuale modello di sviluppo.
In un mondo in cui la dominazione politica è incorporata nelle merci di massa, la libertaria espressione delle identità culturali dei popoli, delle loro economie, dell’essere liberi in terre libere –condizione imprescindibile per un senso di autentica fratellanza tra le nazioni e di un sistema di rapporti internazionali giusto ed equo– è già di per sé qualcosa che strutturalmente contrasta con gli interessi sovranazionali delle oligarchie economiche e finanziarie, e dei loro referenti (geo)politici.
La rivendicazione 'nazionale' è dunque oggi la più efficace a contrastare le tendenze 'globaliste' del capitalismo, potendo fungere da collante generale per tutta una serie di rivendicazioni sociali. Dall’incontro delle due diverse prospettive può scaturire il massimo dell’efficienza politica. Sintetizzando: la questione nazionale (quella cioè inerente la sovranità e l’indipendenza) è principale, la questione della giustizia e della liberazione sociale è fondamentale.
Indipendenza
1 marzo 2014