L'avevamo appena intervistato (in "Indipendenza, n.34, settembre/ottobre 2013): Beñat Zarrabeitia è stato arrestato poche ore fa, insieme ad altri 17 dirigenti e militanti di "Herrira". Questa associazione basca per i diritti umani si stava distinguendo in Euskal Herria (Paesi Baschi) per il suo lavoro in favore della risoluzione del conflitto, cominciando dalla umanizzazione della condizione dei prigionieri politici. La retata ha interessato tutta Euskal Herria, in particolare la città di Hernani.
Per le autorità spagnole, Herrira «è un tentacolo di ETA», l'organizzazione politico-militare basca che ha dichiarato la cessazione definitiva della lotta armata nell'ottobre 2011. Stupore generalizzato per l'operazione. Organizzazioni politiche, sindacali e culturali basche stanno già bollando come «provocazione» l'operazione repressiva del governo. Manifestazioni sono state organizzate già poche ore dopo gli arresti e se ne preannunciano altre nei prossimi giorni. Le ultime retate anti-basche si erano registrate tra la fine del 2010 e gli inizi del 2011, interessando organismi come Askapena, il movimento giovanile ed Ekin.
Il delegato spagnolo in Euskal Herria, Carlos Urquijo, ha parlato di «eccellente notizia». Il filo conduttore della retata, firmata dal giudice Eloy Velasco, imputerebbe agli arrestati la realizzazione di atti per i prigionieri in chiave di «esaltazione». Un'affermazione che contrasta con l'attività di Herrira che ha sempre inteso attenersi strettamente alla richiesta del rispetto dei diritti dei prigionieri. Le stesse manifestazioni a Bilbao, con una partecipazione di massa che non si ricordava da tempo, si erano svolte all'insegna dello slogan «Diritti umani, risoluzione, pace».
Herrira si candida quindi ad essere illegalizzata come le precedenti Gestoras e Askatasuna. Dopo gli arresti, le sedi sono state sigillate e si procederà a chiudere le pagine web ed altri canali di sostegno di Herrira nelle reti sociali. Il ministro dell'Interno, Jorge Fernández Díaz, ha dichiarato che la retata costituisce un messaggio «chiaro» che il governo «non va a negoziare» e che proseguirà in quest'azione «fino a che ETA non sia dissolta».