Testo del volantino di "Indipendenza" distribuito ieri a Roma, in piazza Santi Apostoli, alla manifestazione in difesa della Costituzione e contro la modifica dell’articolo 138.
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Difendere la Costituzione!
Da "chi" e da "cosa".
Questo governo si è posto il compito di fare innanzitutto le riforme istituzionali necessarie –a suo dire– a garantire la governabilità.
A questo scopo afferma –in continuità coi precedenti governi Monti e Berlusconi– che occorre rafforzare l'esecutivo a scapito del Parlamento, e riformare la procedura relativa ai cambiamenti della Costituzione. Ad oggi è possibile solo a seguito di una doppia approvazione (con intervallo di almeno tre mesi tra l'una e l'altra votazione). Mentre nella prima votazione è sufficiente la maggioranza semplice, nella seconda occorre la maggioranza dei due terzi o almeno quella assoluta. Solo in quest'ultimo caso, è possibile richiedere un referendum che confermi o meno le modifiche apportate, senza "quorum" per la validità.
È necessario certamente difendere la Costituzione da norme che, rendendo più facile modificarla, possano aprire la via a stravolgimenti di ogni tipo, e in primo luogo limitare la rappresentanza democratica e quindi il ruolo dell'opposizione.
Tuttavia occorre essere consapevoli che la nostra Costituzione è già stata in larga parte stravolta, sia disattendendone princìpi fondamentali, sia con l'inserimento (con il centrosinistra) del Titolo V nel 2001 e ancor di più con l'inserimento del pareggio di bilancio. Nel primo caso è stato richiesto un referendum e un'informazione tardiva e molto poco puntuale ha fatto sì che i cittadini italiani si esprimessero votando a favore. Nel secondo, invece, con l'accordo pressoché unanime di tutte le forze politiche che hanno voluto evitare qualsiasi dibattito, si è frettolosamente approvato il tutto lo scorso anno, tenendo l'informazione il più possibile segreta (con la connivenza pressoché totale dei mass media). Risultato: si sono introdotte ulteriori norme che di fatto confliggono con i princìpi e i valori espressi in altre parti, come il principio del diritto al lavoro, alla tutela della salute, alla rimozione degli ostacoli che impediscono un'uguaglianza sostanziale tra i cittadini, stabilendo una subalternità di tutti questi princìpi al dogma del pareggio di bilancio e all'ottemperanza alle regole imposte dai Trattati Europei, considerati superiori allo stesso testo costituzionale.
Più in generale, proprio i Trattati CEE/UE sono frontalmente incompatibili con la disciplina dei rapporti sociali ed economici della Costituzione. L'adesione ai Trattati europei con legge ordinaria, senza modifica costituzionale, ha determinato che una norma comunitaria possa prevalere sulla Costituzione, dopo aver avuto ingresso nel nostro ordinamento con una legge ordinaria. Si ha quindi una doppia violazione: della potestà parlamentare in materia di trattati e della gerarchia delle fonti.
La stessa potestà legislativa comunitaria è generale: il parlamento nazionale non ha più potere sui sempre maggiori ambiti entrati nell'alveo comunitario. Se anche volesse fare qualcosa di confliggente, non lo potrebbe più fare (salvo il recesso, ovviamente...). Del resto, lo stesso controllo di compatibilità comunitaria può essere fatto solo dal giudice comunitario e non da quello interno.
Infine, l'ordinamento comunitario NON ha come fine l'uguaglianza sostanziale ma solo la "non discriminazione" tra "operatori economici" (imprese, lavoratori, investitori...). Non c'è quindi tensione a disegnare una società il più possibile equa e giusta, quanto piuttosto a gestire i conflitti intersoggettivi nel mercato dove, notoriamente, il forte prevale sul debole.
È necessario cogliere il reale disegno euroatlantico della maggioranza dei nostri parlamentari. Appare chiaro che, più che rafforzare il potere autonomo di una "casta", c'è il fine di limitare il Parlamento, rafforzare l'esecutivo, imporre vincoli costituzionali automatici che rendano obbligatorie politiche di rigore e di stampo liberista, così come imposte dall'Unione Europea in maniera sempre più ferrea e determinata da Maastricht in poi. In ragione di questo l'Italia è tenuta a cedere via via maggiori fette di sovranità nei confronti di organismi sovranazionali che, in alleanza con i mercati capitalistico-finanziari, intendono asservirla e depredarne risorse e valori.
Difendere oggi la Costituzione significa pertanto denunciare questo progetto e lottare contro le forze politiche inciuciste al governo, asservite all'Unione Europea e ai suoi Trattati. Per ripristinare lo spirito originario della Costituzione, contro le modifiche apportate e contro le cessioni di sovranità finalizzate al mantenimento della "austerity" e della moneta unica, che stanno strangolando il popolo italiano e le sue classi lavoratrici, con la distruzione del sistema produttivo e l'imposizione dello smantellamento di tutto il settore pubblico e dello Stato sociale.
Riprendiamoci la vita. Individualmente, collettivamente.
Sovranità, indipendenza, liberazione
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