Sugli F35 si è alla stretta finale in Senato. Ma sul voto pende il pronunciamento del Consiglio Supremo di Difesa (http://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_supremo_di_difesa#Composizione_e_convocazione) presieduto da Giorgio Napolitano che ha sancito che, sull'ammodernamento delle forze armate, quindi anche sugli F35, titolare delle scelte è il governo e non il parlamento. Il 26 giugno scorso la Camera aveva approvato una mozione che impegnava il governo a non procedere a "nuove acquisizioni" senza avallo del Parlamento.
Insomma una formale procedura di voto che, se non gradito, sarà disatteso. La sudditanza atlantica ed i relativi, parziali, interessi in scia di ascari italofoni richiedono disciplina e obbedienza.
Sui cacciabombardieri di fabbricazione statunitense “di quinta generazione” (gli F35, ufficialmente programma “Joint Strike Fighter”), il nodo è senz'altro finanziario per gli enormi costi (intorno ai 13 miliardi di euro) con ritardi che già ne hanno determinato lievitazioni, è senz'altro sociale (si tagliano spese, non si rinnovano contratti, s'impongono nuove tasse e balzelli in nome della "austerity" per poi drenare fondi per destinazioni anti-sociali ed anti-nazionali), è senz'altro di sicurezza (sono difettati: un fulmine li può far esplodere), ma è soprattutto politico. Nel dispositivo politico/militare aggressivo su scala mondiale degli Stati Uniti, gli alleati/subalterni servono, sono indispensabili e devono assicurare sempre più, nello status subalterno che diversamente li connota, il proprio coinvolgimento logistico, finanziario e militare. Nel momento in cui li si direziona, li si controlla anche, e si perpetua l'egemonia.
Per Washington gli F-35 (e l'intero comparto degli armamenti) rappresentano un duplice affare: economico (per le multinazionali di riferimento che fanno la parte del leone degli introiti di profitto) e politico/militare (per i costi di diversa natura scaricati sui subalterni). Insomma, nel caso specifico, si vendono cacciabombardieri ai subalterni e li si utilizza nelle operazioni di guerra che qua e là sul pianeta Washington scatena di volta in volta per i suoi interessi.
Ancora una volta, a ben vedere, è il nodo della sovranità e dell'indipendenza nazionali ad apparire cruciale, decisivo, principale, in vista di risposte ben diverse –da quelle attualmente imposte e subìte– da dare a tutta una serie di questioni fondamentali che riguardano rapporti/assetti di società e modo di produzione dominanti.