Monte dei Paschi di Siena: banda del buco, derivati, euroatlantismo
La vicenda dei Monti dei Paschi di Siena (MpS) ci dice alcune cose. Il governo Monti (ultimo in ordine di tempo) taglia e tassa piegandosi alle prescrizioni europee mentre foraggia con fondi pubblici i debiti privati delle banche, in linea con il modus operandi della BCE (Banca Centrale Europea). Una banca, la MpS, soggetto ed oggetto di sconcertanti operazioni finanziarie e affossata dalla sottoscrizione di contratti derivati, sulla falsariga delle truffe –inclusive di finalità politiche– attraverso cui un manipolo di banche private a dominanza USA hanno “intossicato” il bilancio di banche (MpS non è affatto un caso isolato in tutto il comparto bancario italiano, anzi...), imprese ed Enti territoriali.
Sulla pervasività di queste operazioni finanziarie si pensi ai trucchi contabili, effettuati anche dai precedenti governi italofoni con contratti derivati offerti da banche d'affari USA come la Goldman Sachs e JP Morgan Chase, per mascherare il reale rapporto deficit/PIL monitorato da Bruxelles e Francoforte, ipotecando al contempo settori della propria economia. Scriveva il New York Times –13 febbraio 2010– che contratti analoghi a quelli che hanno portato al crack greco sono stati sottoscritti anche con il governo Prodi nel 1996. Una serie di meccanismi swap (forma di derivati) messi a punto dalle due banche –legalmente secondo i criteri di Eurostat, che non poteva ignorare l'effettivo status dei conti pubblici di Atene– hanno permesso nel 2001 alla Grecia di sgonfiare il debito, presentando come vendite con pagamenti differiti quelli che erano 'semplici' prestiti bancari. Anche questo dovrebbe far riflettere non solo sul preteso risanamento versione centrosinistra (come del suo contraltare dialettico, il centrodestra) ma anche sulle modalità e sul senso dell'integrazione europea. E', infatti, in nome di questa integrazione che è stato imposto e si è proceduto anche allo smantellamento di quelle forme di protezionismo finanziario che, ad esempio, caratterizzavano l'Italia fino a vent’anni fa e la rendevano molto meno permeabile alle invadenze finanziarie estere. Forme di protezionismo finanziario che, comunque, le consentivano, pur in modo non pieno e con tutti i limiti propri della dipendenza già esistente allora, di esercitare una propria sovranità. Il degrado in cui è stata spinta l'Italia, come molti altri paesi di eurozona, è sotto gli occhi di tutti. I rimanenti, per i quali di degrado ancora non si può parlare, registrano però chiari segni di analoga tendenza. Si tratta di un degrado generalizzato, progressivo, rispetto a cui i funzionari italofoni euroatlantici ovviamente pongono la necessità di continuare, di "
non tornare indietro". Insomma, ma a chi serve l'Unione Europea? Chi l'ha voluto davvero? A quali interessi reali risponde?
Anche nel caso di MpS, pure con il 'tecnico' euroatlantico Monti i soldi pubblici, rastrellati in ogni modo, non vengono reinvestiti a beneficio della collettività, ma prendono strade quantomeno poco trasparenti, a voler essere eufemistici. Il che rimanda all'utilizzo e destinazione dei fondi che, dai vari governi euroatlantici susseguitisi in questo paese (tutti i governi 'tecnici' inclusi), vengono rastrellati impoverendo –se non facendo collassare– individualità, famiglie, attività produttive. Colpisce che, in questa vicenda specifica, i 3,9 miliardi di aiuti di Stato a MpS corrispondano all'importo dell'IMU sulla prima casa. E di quante altre voci inutili di spesa dovremmo parlare?
L'integrazione nell'Unione Europea ha comportato l'obbligo di liberalizzare i movimenti di capitale in entrata ed in uscita. Il caso MpS è il primo e non sarà l'ultimo degli inevitabili risultati.
C'è un altro punto da mettere in evidenza, quello che strategicamente viene da tempo indicato anche da oltre Oceano tra i decisivi per un completo svuotamento delle sovranità nazionali in Europa, ed è l'obiettivo politico, la volontà (non solo della troika UE-BCE-FMI) di arrivare all'unione bancaria europea. Di fronte alla vicenda MpS già si levano voci che ne rivendicano l'accelerazione. Sullo sfondo, in Europa, l'obiettivo ultimo è la Germania, che aveva a suo tempo imposto deroghe al controllo centrale della BCE per le proprie banche locali, regionali. La vicenda MpS potrebbe fungere da significativo battistrada per un'accelerazione della centralizzazione cosiddetta europea dell'intero sistema bancario. Ancora una volta una crisi viene utilizzata, forse indotta, per operare forzature 'in avanti'. Un po' come quando Monti dichiarò, candidamente, che la crisi in Grecia rappresentava un successo per l'euro perché induceva ad accelerare i processi di cessione di parti di sovranità nazionale.
Di fronte al caso MpS è invece da opporre una ben diversa posizione che evidenzi l'urgenza di riprenderci una sovranità nazionale senza la quale arbitrio, saccheggio, devastazione sociale sono la versione progressiva e peggiorativa che nemmeno l'Italia capitalistica, corrotta e subalterna, degli anni precedenti l'ingresso nell'euro e nell'Unione Europea aveva conosciuto.