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 la guerra contro l'Europa

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padegre




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MessaggioTitolo: la guerra contro l'Europa   la guerra contro l'Europa Icon_minitimeMar Ago 19 2008, 18:40

-la guerra contro l’Europa-
a cura di Paolo De Gregorio, 18 agosto 2008

Quanto sia “fastidioso avere missili puntati a pochi km dalla propria casa ce lo ricorda la crisi dei missili a Cuba, quando gli americani impedirono con un blocco navale in acque internazionali (un atto di guerra) alle navi sovietiche di portare a Cuba i missili nel quadro di un accordo tra i due paesi comunisti.
Quello che per gli americani era un pericolo inaccettabile, non lo può essere oggi per i russi, che devono graziosamente accettare che rampe missilistiche siano schierate in Polonia e Repubblica Ceca, alle porte di casa, devono accettare la presenza di centinaia di basi Usa e Nato in Europa, devono accettare l’allargamento della Nato ai paesi ex-sovietici con giustificazioni pretestuose quali quelle che l’Europa è minacciata dai paesi arabi e dalla Russia.
L’iniziativa di invadere l’Ossezia da parte della Georgia, è solo un episodio di questo accerchiamento voluto dagli Usa, e questa è una strategia mirata esclusivamente ad impedire all’Europa di integrarsi economicamente e politicamente con la Russia, che è uno stato europeo, che è nostro vicino e confinante, da cui riceviamo importanti forniture energetiche e con il quale abbiamo un interscambio superiore a quello con gli Usa, e che sarebbe saggio e lungimirante integrare alla comunità europea, molto più della Turchia.
E’ questo passaggio che gli Usa vogliono impedire a tutti i costi, perché sanno bene che un polo europeo di questa ampiezza, possibilmente senza l’Inghilterra, sarebbe autosufficiente in tutti i settori, inattaccabile da qualsiasi paese, e rappresenterebbe un polo geo-politico omogeneo di peso superiore a quello degli Usa.
L’egemonia mondiale, basata non già sul libero mercato ma sulla minaccia militare, sarebbe finita per gli americani, il dollaro ridimensionato dall’euro, e finalmente ci piacerebbe vederli comandare solo a casa loro.
Oggi sono loro dietro ogni conflitto, che si tratti di Israele, o Iraq, o Afghanistan, o Somalia, minacciano l’Iran come se fosse una loro provincia e non uno Stato sovrano, sono la sola nazione che possiede 900 basi militari in tutto il mondo, compresa una nel territorio cinese di Taiwan, e una nel territorio dello Stato cubano, quella di Guantanamo. Giocano con l’Europa come se noi europei non esistessimo e si occupano della nostra politica estera come un tutore con un bambino deficiente, prendendo decisioni inaudite al nostro posto.
E’immensamente ridicolo sentire parlare i nostri dirigenti politici europei di “libertà”, mentre viviamo in una dimensione di subordinazione totale al potente alleato che ci tratta come i “protettori” fanno con le puttane.
Sarebbe ora che il “pensiero unico filoatlantico” si mettesse in discussione, a cominciare dalle prossime elezioni europee, da boicottare se non si mette al primo posto l’autonomia della politica estera europea, lo scioglimento della Nato, e il ritiro dell’autorizzazione a basi militari straniere sul nostro territorio.
Solo ottenendo queste cose potremmo con decenza parlare di “libertà”.
Paolo De Gregorio
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padegre




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MessaggioTitolo: Re: la guerra contro l'Europa   la guerra contro l'Europa Icon_minitimeMer Ago 20 2008, 19:18

- la guerra contro l’Europa (2) –
a cura di Paolo De Gregorio, 20 agosto 2008

L’editorialista Sergio Romano sul Corriere della Sera di oggi 20 agosto: “Russia e UE hanno eccellenti ragioni per andare d’accordo. I russi hanno petrolio e gas, noi abbiamo i capitali, le tecnologie e la cultura economica di cui la Russia ha bisogno. Occorre una Comunità euro-russa per gli idrocarburi e lo sviluppo”.
Osservazione chiara e quasi ovvia, ma non in linea con l’atlantismo spudorato del giornale, che ha parlato di “disegno geopolitico imperiale di Putin” in una vicenda in cui la Russia ha agito solo di rimessa, dopo aver inghiottito per anni l’iniziativa americana in Europa, cominciando con l’aggressione alla Serbia, finita poi recentemente con il riconoscimento di indipendenza del Kosovo, l’estensione della Nato a Ucraina e Georgia, il dispiegamento di missili in Polonia e Repubblica Ceca, l’appoggio alle “rivoluzioni” arancione in paesi ex-sovietici. Tutte iniziative prese unilateralmente solo dagli Usa,senza consultare l’Europa nella cornice ufficiale del suo Parlamento (dove dovrebbe essere tassativo prendere ogni decisione), e senza che dalla Russia venisse alcuna minaccia di qualunque tipo.
Una ingerenza reiterata e inaudita per chi si definisce una democrazia, che ha raggiunto due obiettivi: il primo è quello di aver ridicolizzato l’Europa facendone la politica estera e trattandoci da sudditi, il secondo obiettivo raggiunto è quello di aver interrotto quel processo di reciproca integrazione economica e fiducia tra Russia e Europa, che si basava sul libero mercato e il reciproco interesse.
Senza la presenza militare americana e senza la sua ingerenza politica in questo continente, le cose si sarebbero già evolute, e la Comunità di cui parla Romano si sarebbe già tradotta in una integrazione della Russia nella UE.
Gli americani, capaci solo di fabbricare bugie e nemici (e di esportarci la loro crisi economica), sono in Europa l’unica minaccia alla PACE con lo scopo inconfessabile di impedire questa fusione russo-europea solo perché un polo di questo genere avrebbe un peso mondiale superiore a quello Usa.
In questa chiave vanno anche interpretati tutti i bastoni tra le ruote messi dai loro compari inglesi nell’impedire che la UE si dotasse di strumenti legislativi adatti a farla funzionare come un solo Stato democratico che delibera a maggioranza, anche in politica estera.
Con i poteri giusti e democratici di un vero Parlamento europeo mai la Polonia avrebbe potuto unilateralmente accettare i missili Usa.
L’editorialista Romano, così colto e avveduto nel descrivere la necessità della integrazione tra Europa e Russia, omette però di denunciare il killer di questa storica prospettiva, come se le sue raffinate capacità di analisi politica improvvisamente si oscurassero, anche se ci troviamo di fronte a reiterate e spudorate provocazioni unilaterali di un paese, che tra l’altro con l’Europa non c’entra niente, e che mantiene un apparato militare che nessun cittadino europeo ha deciso con libere elezioni di mantenere o meno.
Sarebbe forse il tempo, di fronte a queste provocazioni Usa che possono provocare reazioni gravi, di fare un referendum europeo se ci conviene o meno mantenere la Nato e le basi Usa sul nostro territorio, perché oggi si parla di guerra, di missili, che fanno parte del gioco imperiale americano che vuole imporci complicità e “nemici”.
Noi desideriamo la PACE, desideriamo farci da soli, come europei, la nostra politica estera, non abbiamo nemici e vogliamo essere liberi di crearci il nostro futuro, con chi ci pare, senza aderire ad alcuna alleanza militare, senza possedere eserciti offensivi, ma con una organizzata ed invincibile difesa europea.
Paolo De Gregorio
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sankara

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MessaggioTitolo: Re: la guerra contro l'Europa   la guerra contro l'Europa Icon_minitimeGio Ago 21 2008, 02:39

Mah, Paolo De Gregorio, i tuoi due interventi mi lasciano piuttosto perplesso in ragione, secondo il mio modesto parere, di alcune contraddizioni fondamentali. Per carità, che gli USA stiano portando avanti una politica imperialistica estremamente aggressiva a livello planetario non ci piove! Sulle ragioni dell’aggressione georgiana in Caucaso non sono proprio così convinto che si tratti di una mossa voluta dagli USA. Mi sento di concordare con quanto afferma Alekos nel post sull’Ossezia. La reazione di Mosca all’azzardata mossa di Tbilisi era scontata. La debolezza georgiana era altrettanto evidente: come pensava Washington di mettere in difficoltà la Russia? L'esito, allo stato delle cose, non ti sembra una vittoria politica russa ed una sconfitta degli Stati Uniti?

I punti più significativi di perplessità sono ben altri. Innanzitutto rivelo una contraddizione stridente tra quest’Europa che intenderebbe «integrarsi economicamente e politicamente con la Russia» per costituire «un polo geo-politico omogeneo di peso superiore a quello degli USA» e quella che poco dopo definisci «dimensione di subordinazione totale al potente alleato che ci tratta come i “protettori” fanno con le puttane». Non voglio qui affondare sul concetto di Europa. Lo accantono per accettare il tuo terreno di riflessione. Personalmente dico solo che non mi sento affatto di ricomprendermi in quel "noi europei" su cui invece concorderebbero personaggi come Ciampi e Napolitano. Anche sul presunto "rapporto paritario" tra Europa e Russia avrei molti dubbi: mi limito solo a dire che non ci terrei a finire dalla padella del dominio USA alla quello della brace russa, che quando vogliono sanno essere molto brutali: non parlo della Georgia, ovviamente, ma della Cecenia, su cui mi sembra sia proprio calato il silenzio. Non capisco però perché la Russia farebbe parte di questa sedicente "Europa", mentre invece la Georgia «non c’entra niente». Ma dove finiscono i confini geografico/culturali di questa Europa? C’è poi chi (i radicali) vorrebbe fare entrare anche Israele...Insomma, la con/fusione regna sovrana.

Rilevo comunque che non esiste affatto un’Europa ansiosa di staccarsi dal dominio USA. Anzi per come si è svolto e si sta svolgendo il processo d’integrazione Europea si accentua ulteriormente la dominanza USA sul Continente. Non a caso persino i "neo-conservatori" hanno costituito un comitato di sostegno ad una "Europa forte". Tanto per dirne qualcuna: il Trattato di Lisbona non si prefigge di costituire una difesa europea integrata e subordinata alla NATO? Tu parli poi di un «dollaro ridimensionato dall’euro». Si tratta di sogni ad occhi aperti. La rivalutazione dell’euro sta portando invece problemi all’industria degli Stati europei e benefici al debito pubblico ed al deficit commerciale statunitense. Ambrose Evans-Pritchard, nell’articolo "ECB slammed as Europe crumbles" (Daily Telegraph, 15 agosto 2008), ci informa che la BCE, con il suo tasso primario rialzato fino al 4,25%, ha mandato l’economia degli Stati europei in recessione. La scelta di mantenere l’euro fortissimo, di restrizione del credito (denaro caro), e per conseguenza di minori esportazioni, sta provocando la contrazione dell’area europea, dello 0,2% in complesso, ma con drammatiche situazioni secondo i paesi. In ogni caso, qualsiasi movimento nel mercato dei cambi della BCE mi sembra sia concordato con le autorità monetarie della FED. Secondo James Turk, analista e fondatore di Gold Money, sembra che ci sia anche la BCE tra le Banche Centrali che «sono intervenute a sostenere il dollaro (…) Quando le Banche Centrali intervengono sui mercati valutari, comprano dollari con le loro valute; poi usano i dollari per comprare titoli di debito di Stato USA, per lucrare un interesse. Questi titoli di debito acquisiti dalle Banche Centrali sono conservati in custodia presso la Federal Reserve, e questa ne riporta l’ammontare ogni settimana. Ebbene: al 16 luglio 2008, la Federal Reserve riportava di detenere 2.349 miliardi di dollari (2,35 trilioni) in Buoni del Tesoro custoditi per conto di stranieri. Tre settimane dopo, i titoli in custodia erano più di 2,4 trilioni. Il che, in un anno, fa una crescita del 38,4%. Dunque le Banche Centrali accumulano dollari ad un ritmo mai visto, ingiustificato rispetto al deficit commerciale americano. La conclusione logica è che stanno sostenendo il dollaro, per impedirgli di precipitare». Certo è a dir poco contraddittorio, per una politica di "potenza economica europea", rilevare che tutta la "zona euro" è in recessione per la politica monetaria del "denaro scarso e caro" instaurata dalla BCE ed al contempo apprendere che la moneta la BCE l’ha stampata per comprare titoli di Stato degli USA.

Ma non è tutto. Penso a questa affermazione: «Con i poteri giusti e democratici di un vero Parlamento europeo mai la Polonia avrebbe potuto unilateralmente accettare i missili USA». Anche qui siamo nel mondo dei sogni. Ma di quale Parlamento Europeo si parla? Il potere d’iniziativa legislativa resterà saldamente in mano della Commissione Europea in primis, e del Consiglio Europeo subito dopo. Ricordo inoltre che in occasione della guerra in Iraq, ben 8 capi di Stato di Paesi dell’Unione Europea si espressero a favore dell’aggressione in Iraq. È tutto da vedere se anche in una sede parlamentare europea dotata di reali poteri, fermo restando gli attuali meccanismi elettorali volti a pre-costituire scenari politici normalizzati, trovasse espressione una maggioranza anti-statunitense.

Infine due interrogativi. Ma, al di là dell'enigma Europa, di questa entità molto discutibile, ritieni davvero che sia possibile cambiare radicalmente direzione all'Unione Europea che è una struttura pensata per tutt'altro da ciò che dici e che proprio per questo è irriformabile dal suo interno (per di più –Trattato di Lisbona docet– si intendono rafforzare questi meccanismi)? Non ti sembra di parlare di un’Europa che non esiste? Non convieni che è più credibile battersi per l'indipendenza innanzitutto dell’Italia (giacché viviamo in Italia...) e collegarsi –cooperando, solidarizzando, fraternizzando– con eventuali analoghi processi per gli altri popoli in Europa e poi, a sovranità (nazionali) e liberazioni (sociali) raggiunte, vedere come costruire reciproche relazioni nel rispetto e nell'inter-indipendenza tra popoli? Aggiungerei, e chiudo, l'importanza di cucire rapporti di fraternità anche con i popoli del mondo africano ed arabo, a partire da quelli che si affacciano sul Mediterraneo. E comunque non mettiamo barriere…
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